venerdì 29 febbraio 2008

I medici rispondono solo per colpa grave? Un'affermazione errata che va confutata

La risposta del Centro di Studio ad alcune affermazioni, verosimilmente non riportate in modo esatto, che spaventano inutilmente i Malati facendo creder loro che i medici rispondano solo per colpa grave...un'inesattezza, piuttosto marchiana, alla quale l'Avv. Nicola Todeschini ha replicato.
In un articolo apparso sul Secolo XIX Web, vengono infatti riprodotte affermazioni (che riteniamo verosimile siano state mal interpretate) secondo le quali "«È importante capire, e non sempre la gente lo sa, che la responsabilità del medico è prevista solo in caso di colpa grave".
A questa affermazione giuridicamente non corretta, il giurista del Centro di Studio ha così replicato, scrivendo al giornale:

Spett.le Redazione,ho letto con attenzione il pezzo sotto riprodotto, che ci è stato segnalato e che contiene affermazioni che, se riportare fedelmente, meritano di essere confutate.Dubitiamo, infatti, che un avvocato abbia mai potuto sostenere che «È importante capire, e non sempre la gente lo sa, che la responsabilità del medico è prevista solo in caso di colpa grave.>>. L'affermazione, infatti, non è corretta, anzi va smentita recisamente. La limitazione di responsabilità civile ai casi di colpa grave, contenuta nell'art. 2236 cod. civ., si riferisce solo alla colpa per imperizia -e non a quella per negligenza ed imprudenza, decisamente più frequenti- e alle sole ipotesi nelle quali il medico si sia trovato a combattere casi di speciale difficoltà, evenienza, questa, che la giurisprudenza ha ritenuto sussistente solo in casi limitatissimi, tanto da far affermare autorevolmente che ormai la norma non rappresenta più da almeno un decennio un'ancora di salvezza per i sanitari.Nella maggior parte dei casi, quindi, il medico e la struttura sanitaria rispondono anche per colpa lieve, spettando peraltro proprio a questi ultimi, eventualmente accusati di aver commesso un errore, la dimostrazione di aver invece assolto diligentemente la propria prestazione, risultando viceversa soccombenti.Data la delicatezza dell'argomento, e lo sconforto che i pazienti colpiti da malprassi non meritano, mi permetto di suggerire che la presente replica venga pubblicata affinchè informazioni non corrette e fonte di disinformazione possano essere sostituite da quelle scientificamente esatte.Conto sulla serietà del giornale e chiarisco, se vi può essere utile, che tale parere è reso dal sottoscritto non solo in qualità di giurista del Centro di Studio per la Difesa del Malato ma anche di membro dell'Ufficio Legale del Gruppo di Ricerca in Scienze Medico Legali dell'Università di Siena www.scienzemedicolegali.it In attesa di riscontro, poichè tale precisazione verrà pubblicata anche nel portale www.difesamalato.it unitamente al pezzo recante le inesatte affermazioni e, ci auguriamo, del successivo che rechi la richiesta precisazione, porgo i migliori saluti.
Avv. Nicola Todeschini

La Replica è stata in parte riprodotta sul web.
Ulteriori approfondimenti possono essere visualizzati QUI.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho capito la differenza tra imperizia e negligenza, ma devo purtroppo constatare che condannare un medico in questo paese è evento più che raro. Perché alla fine, a decidere, è gente che non ha istruito il processo, che non ha partecipato alla fase dibattimentale, che non ha ascoltato medici e testimoni, ma al massimo, in udienza (di appello) avrà letto un articolo di giornale o le ultime pagine di un libro che lo appassionava troppo. Sono a dir poco disgustato. Chi si mette con la giustizia invecchia, invecchia come il mio caso. Mia mamma è stata assassinata da tre medici che dopo averla sottoposta ad un intervento definito dalla medicina di oggi "banale", dopo 15 giorni di agonia e senza mai uscire dall'ospedale, è morta di setticemia, come riportato dall'esame autoptico. Non sono bastati 10 anni di processo, 11 periti e una sentenza articolata e ben motivata in cui i medici venivano chiaramente condannati, pur potendo godere della civilissima prescrizione. Ma è bastata una breve udienza in appello di 48 minuti per ribaltare completamente il verdetto perchè il fatto non sussiste. Quello che ancor più mi indigna è che i ricorsi in appello della difesa così come sono stati scritti non erano degni di contestare una sentenza di primo grado ben fatta. In pratica i ricorsi (di poche pagine contro una sentenza di 38 pagine) si limitavano a dire le solite cose, sciocche, banali ed in alcuni casi non vere, conme da ultimo, che la mia mamma è deceduta per complicazioni cardiache (l'autopsia dice tutt'altro e parla chiaramente di setticemia). 48 munuti per distruggere quanto fatto in 10 anni.
Adesso sono curioso di leggere le motivazioni di questa "strana" sentenza che per adesso si limita a dire che il fatto non sussiste. Poi certamente
andremo in Cassazione, perché io di questi tre individui che hanno deciso non mi fido. E fin d'ora sono certo che le motivazioni faranno acqua da tutte le parti e ancora di più mi faranno indignare perché mi faranno capire che questi sognori hanno ribaltato un verdetto ben motivato senza essersi documentati a dovere. Staremo a vedere

RR

Unknown ha detto...

E' sempre difficile commentare un caso come il Suo. Da giurista solo Le posso dire che è sempre meno opportuno sottoporre all'autorità penale un caso di responsabilità medica poichè la disciplina dell'errore è nettamente diversa in sede penale rispetto a quella civile. Patrocino molte vertenze di questo genere e sconsiglio sempre il ricorso all'autorità penale. La verifica civile della responsabilità, invece, si avvantaggia di regole decisamente più favorevoli al malato, che assicurano non solo tempi di prescrizione lunghi, ma anche l'inversione dell'onere della prova. Non posso quindi che confermarLe che nella mia esperienza, che riguarda il panorama nazionale, ottenere giustizia è decisamente possibile purchè l'approfondimento del caso sia completo e gli stimoli diretti alla giurisprudenza siano vitali e frutto di continuo studio.
Mi auguro, pur non conoscendo i dettagli, che anche il Suo caso possa trovare occasione di vittoria in sede civile, che pare verosimile da quanto Lei ci racconta, e che la struttura sanitaria sia chiamata a rispondere dell'errore.
E' altrettanto vero quanto Lei riferisce circa la difficoltà di comprendere il sistema giudiziario: dovrebbero finalmente essere create ovunque corti specializzate in responsabilità medica composte da magistrati studiosi dell'argomento poichè ormai è evidente a tutti che solo giuristi esperti del settore, ed assistiti da medici legali altrettanto specializzati, sono in grado di istruire la vertenza in modo congruo. Anche il settore della responsabilità medica, aimè, è ormai frequentato da offerte di "assistenza gratuita" che provengono da "presunti consulenti" che rimangono però anonimi, o la cui competenza in materia è tutta da dimostrare. La realtà di ogni giorno racconta, invece, la necessità di continuo approfondimento, di patti chiari, di lealtà nella proposizione di un servizio e soprattutto di una sempre maggior richiesta di assistenza qualificata.

Studio Nobili ha detto...

Meritevole iniziativa questo blog che anche e soprattutto nel campo della medicina estetica sono sicuramente da migliorare le psosibilità di difesa e di rivalsa per il consumatore finale...